Questo post nasce da una mia esigenza. Fare il punto della situazione sulla società giallorossa. Tale argomento ha già fatto scorrere fiumi di inchiostro e fiumi di parole, tanto, che come succede spesso a Roma, da creare una spaccatura nelle opinioni che va dai media alla tifoseria. Personalmente, vista la mia fede calcistica, non mi sentivo di mettere bocca su cose che non mi riguardano fino in fondo (anche se chiaramente un'opinione ce l'ho) e allora ho chiesto due righe a due miei cari amici tifosi giallorossi. Volevo due punti di vista diversi sullo stesso argomento e mi sembra di averli trovati....
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LA PASSIONE E' IL NOSTRO PRODOTTO DI PUNTA [ale]
Così titolava la campagna per l'entrata in borsa della Roma: La passione il nostro prodotto di punta. Non era male. I manifesti erano belli e attiravano l'attenzione. Ricordo anche i commenti delle radio a tale campagna. Commenti furiosi che in maniera demagogica denunciavano come la passione dei tifosi non potesse essere ad uso di una iniziativa commerciale, quale era (a ragione) l'ingresso in borsa della AS Roma. La strumentalizzazione era evidente ed oggi lo appare ancora di più considerato come proprio le radio hanno fatto delle squadre di calcio capitoline un business sempre più grande. D'altro canto abbiamo visto proprio nei giorni scorsi come per non perdere una posizione di ricatto qualcuno sia addirittura arrivato ad un tentativo di estorsione (LEGGI QUA) ai danni della Roma. Eppure la demagogia, la strumentazione e il populismo tipici di queste situazioni, si alimentano anche da principi reali. E quindi non è fuorviante chiedersi cosa accomuna profitto e passione. Oggi le squadre di calcio sono sempre più appannaggio di grosse multinazionali, di fondi arabi, di grandi magnati o di cordate di investitori. Di quest'ultimo tipo fa parte la proprietà odierna proprio della AS Roma. Un ristretto gruppo di persone, provenienti dal nord america (quindi passione per la Roma, nisba) ha infatti convinto Unicredit (o forse è stato convinto da Unicredit), proprietaria della maggioranza delle azioni della Roma, a cedere loro, il controllo della società. Ciò determina inevitabilmente, ma non si può dire ai tifosi, una situazione senza certezze. Infatti se Franco Sensi, per la Roma si è ammalato e rovinato, è certo che i nuovi proprietari faranno il meglio solo a fronte di un ritorno positivo del loro investimento. Ora tutti i tifosi giallorossi, fiduciosi, anche perchè alimentati proprio dalle radio a concedere un credito quasi illimitato alla nuova società, sognano una squadra vincente in Italia e in Europa in pochi anni, ma cosa succederebbe se le cose non andassero come in tanti sperano? Insomma, quale sarebbe la continuazione di un "progetto" non arrivato a termine? Ricerca di un acquirente? Libri contabili in tribunale? Lo spettro di una retrocessione per fallimento sarebbe dietro l'angolo, eppure, oggi danno ancora in molti fiducia alla società e i tifosi ci credono, anche perchè da tifosi quali sono, non sarebbero capaci a pensare altrimenti che ad una squadra vincente e protagonista. Sono tifosi, sono guidati dalla Passione.
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Sarebbe bello se tutti i critici della nuova società tornassero
con la memoria indietro di due tre anni.
Gli anni in cui passavamo le estati a chiederci se Guberti avrebbe accettato o no il trasferimento in giallorosso, per poi finire su google a cercare informazioni su Zamblera. Gli anni in cui si vendevano Mancini e Chivu all’Inter e Aquilani al Liverpool per prendere un Giuly a fine carriera, finte promesse come Menez e scarti dal nome altisonante come Cicinho e Baptista dal Real Madrid.
Gli anni in cui il presidente prendeva i caffè in campidoglio con Giraudo, scherzava con gli amici Adriano e Massimo e cercava di far entrare di soppiatto a Trigoria il figlio di Moggi.
Gli anni in cui il presidente promuoveva una conferenza stampa per presentare il nuovo stadio – da costruire chissà dove, con quale progetto e soprattutto con quali soldi (mai presa in giro fu così colossale!) - lei che della Roma aveva venduto Trigoria, la casa voluta dal mito Viola e ceduto lo sfruttamento del marchio ad altri; lei che, piena di debiti, dalla nostra cara Roma era stipendiata assieme a tutta la sua famiglia.
Gli anni in cui si chiedeva ai tifosi di sottoscrivere una ricapitalizzazione per continuare a vedere le stelle.
Gli anni in cui la Roma è stata barattata in cambio dell’appianamento dei debiti della holding di famiglia.
Le stelle alla fine sono arrivate, insieme alle strisce. E se non sono quelle di Soros (nella top ten dei dieci uomini più ricchi del pianeta) ma quelle di James Pallotta & Co. (che Dio li strabenedica comunque) ancora una volta lo si deve alla nostra cara signora Staffoli.
Certo gli americani sono venuti per fare business, qualcuno obietterà. Ma per fare business e vendere un prodotto lo si deve rendere appetibile. E questo stanno cercando di fare.
“Rome wasn’t built in a day” recita un famoso proverbio.
Molti soldi sono stati investiti e tanti altri se ne investiranno. Una campagna acquisti come quella di questa estate non si vedeva dai tempi in cui la truffa al tifoso dell’ingresso in borsa della società garantì una enorme liquidità.
Sono stati assoldati i migliori manager su piazza ed è stata data alla società una struttura e una organizzazione solida. Esistono responsabili del marketing, dei media, manager incaricati di reperire fondi e studiare partnership per aumentare gli introiti.
Il progetto stadio è stato affidato a Dan Meis, il top al mondo per quanto riguarda l’architettura sportiva (basti fare una ricerca su google per capire in quali mani siamo).
Il progetto economico per pemettere alla Roma di crescere e mantenersi ad alti livelli esiste ed è tangibile.
Il progetto sportivo è stato affidato a Baldini e Sabatini, il meglio su piazza.
Il progetto tecnico è stato messo in mano a Luis Enrique. Forse non sarà il migliore allenatore del mondo, forse non sarà l’allenatore che fa al caso nostro. Nel caso si cambierà e si proverà con qualcun’altro.
Non penso ci sia bisogno di ricordare quanto tempo hanno impiegato altre gestioni e altri club anche più gloriosi del nostro per portare alla vittoria un nuovo progetto.
Il percorso è stato disegnato e non rimane che aspettare. Fra qualche tempo tireremo le somme e magari scopriremo che avrà avuto ragione chi adesso rimpiange qualche secondo posto e un paio di coppette. O forse staremo qui a chiederci dove sono finiti quelli che adesso rimpiangono il recente passato di cui sopra.
Gli anni in cui passavamo le estati a chiederci se Guberti avrebbe accettato o no il trasferimento in giallorosso, per poi finire su google a cercare informazioni su Zamblera. Gli anni in cui si vendevano Mancini e Chivu all’Inter e Aquilani al Liverpool per prendere un Giuly a fine carriera, finte promesse come Menez e scarti dal nome altisonante come Cicinho e Baptista dal Real Madrid.
Gli anni in cui il presidente prendeva i caffè in campidoglio con Giraudo, scherzava con gli amici Adriano e Massimo e cercava di far entrare di soppiatto a Trigoria il figlio di Moggi.
Gli anni in cui il presidente promuoveva una conferenza stampa per presentare il nuovo stadio – da costruire chissà dove, con quale progetto e soprattutto con quali soldi (mai presa in giro fu così colossale!) - lei che della Roma aveva venduto Trigoria, la casa voluta dal mito Viola e ceduto lo sfruttamento del marchio ad altri; lei che, piena di debiti, dalla nostra cara Roma era stipendiata assieme a tutta la sua famiglia.
Gli anni in cui si chiedeva ai tifosi di sottoscrivere una ricapitalizzazione per continuare a vedere le stelle.
Gli anni in cui la Roma è stata barattata in cambio dell’appianamento dei debiti della holding di famiglia.
Le stelle alla fine sono arrivate, insieme alle strisce. E se non sono quelle di Soros (nella top ten dei dieci uomini più ricchi del pianeta) ma quelle di James Pallotta & Co. (che Dio li strabenedica comunque) ancora una volta lo si deve alla nostra cara signora Staffoli.
Certo gli americani sono venuti per fare business, qualcuno obietterà. Ma per fare business e vendere un prodotto lo si deve rendere appetibile. E questo stanno cercando di fare.
“Rome wasn’t built in a day” recita un famoso proverbio.
Molti soldi sono stati investiti e tanti altri se ne investiranno. Una campagna acquisti come quella di questa estate non si vedeva dai tempi in cui la truffa al tifoso dell’ingresso in borsa della società garantì una enorme liquidità.
Sono stati assoldati i migliori manager su piazza ed è stata data alla società una struttura e una organizzazione solida. Esistono responsabili del marketing, dei media, manager incaricati di reperire fondi e studiare partnership per aumentare gli introiti.
Il progetto stadio è stato affidato a Dan Meis, il top al mondo per quanto riguarda l’architettura sportiva (basti fare una ricerca su google per capire in quali mani siamo).
Il progetto economico per pemettere alla Roma di crescere e mantenersi ad alti livelli esiste ed è tangibile.
Il progetto sportivo è stato affidato a Baldini e Sabatini, il meglio su piazza.
Il progetto tecnico è stato messo in mano a Luis Enrique. Forse non sarà il migliore allenatore del mondo, forse non sarà l’allenatore che fa al caso nostro. Nel caso si cambierà e si proverà con qualcun’altro.
Non penso ci sia bisogno di ricordare quanto tempo hanno impiegato altre gestioni e altri club anche più gloriosi del nostro per portare alla vittoria un nuovo progetto.
Il percorso è stato disegnato e non rimane che aspettare. Fra qualche tempo tireremo le somme e magari scopriremo che avrà avuto ragione chi adesso rimpiange qualche secondo posto e un paio di coppette. O forse staremo qui a chiederci dove sono finiti quelli che adesso rimpiangono il recente passato di cui sopra.
vale
Grazie ad Alessio e Valerio
Prossimo contest giallorosso Louis Enrique
Condivido ragazzi... aggiungo poche cose:
RispondiElimina1) A Roma si vince poco allora meglio perdere con una squadra che ha un gioco propositivo che con una squadra che non sa che fare in campo (vedi Ranieri!!)
2) Credo che Baldini e Sabatini non siano degli stupidi improvvisati... per ora fanno quadrato intorno a LE e fanno bene... poi a fine stagione si tireranno le somme.
3) Non si fanno le nozze coi fichi secchi... la difesa è improponibile... fatta da giocatori che nn giocheranno più in serie A
4) Se penso alla partita con l'Udinese penso che qualcosa di buono sia stato fatto
Forza Roma, ric
Concordo con te, però devi concordare che ad oggi la Roma di LE tutto sto gioco propositivo non è che l'ha fatto vedere... Tutt'altro... Il gioco propositivo è stato solo quello a parole di Sabatini e baldini due FENOMENI (soprattutto il primo) altro che stupidi improvvisati....
RispondiElimina