Diffidate di chi vi parla di Johan Cruyff ed ha meno di cinquanta anni perché non l'ha mai visto giocare. Per noi "ragazzi" di quaranta anni "il profeta del gol" (titolo del documentario dedicatogli dal grande Sandro Ciotti) é un'eco che viene da lontano: un'immagine sbiadita su di una rivista scordata per alcuni anni in una casa al mare, un poster un po' vecchiotto dentro un negozio di articoli sportivi dei primi anni ottanta, un topolino dove é riportato il tabellone di Argentina '78.
La mia di generazione é quella dalla seconda apertura delle frontiere, quella di Platini, Maradona, Zico, Falcao, Rumenigge e tanti altri, che a cavallo della vittoria del Mundial '82 arrivarono in Italia e diedero lustro al campionato più bello del mondo.
Tornando a Cruijff ed al suo innegabile fascino finisce di giocare nel Feyenoord nel 1984 dopo essere stato una bandiera dell'Ajax e della nazionale olandese e dopo essere diventato un semidio a Barcellona, dove per ben due volte veste la maglia della nazionale catalana!!!!
Tanti gli aneddoti o le immagini che lo fissano in maniera indelebile nell'immaginario collettivo come quell'azione solitaria all'inizio della finale di Germania '74 che porterá al rigore, le mogli dei giocatori in tribuna all'olimpia Stadium di Monaco, il gol di tacco in acrobazia, la velocità di esecuzione dei dribbling, la grazia in ogni suo gesto.
Quella mania di indossare la maglia numero 14 e quelle due maglie: quella arancione dell'Olanda e quella stranissima dell'Ajax bianca con la strisciona rossa centrale. Stiamo parlando degli anni '80 in Italia dove non esisteva né sky né tantomeno internet e se volevi vedere un po' di calcio internazionale ti dovevi affidare a Teleroma 56 e a Michele Plastino.
Una volta ad un suo giocatore disse: " Se sei in ritardo,dovrai partire prima la prossima volta."
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